martedì 8 gennaio 2013

gotterdammerung

non riesco più a caricare fotografie - di nessun tipo -
il blog chiude oggi -
uno in meno -

domenica 30 dicembre 2012

Sì, li ho amati quei raduni notturni

Sì, li ho amati quei raduni notturni:
i bicchieri ghiacciati sparsi sul tavolino,
l'esile nube fragrante sul nero caffè,
l'invernale, greve vampa del caminetto infocato,
l'allegria velenosa dei frizzi letterari
e il primo sguardo di lui, inerme e angosciante.

Anna Achmatova

lunedì 24 dicembre 2012

vigilia di Natale, da solo

vigilia di Natale, da solo,
nella stanza di un motel
sulla costa
vicino al Pacifico -
lo senti?

hanno cercato di arredarlo alla
spagnola con
gli arazzi e i lampadari, e
il bagno è pulito,
ci sono
piccole saponette
rosa.

non ci troveranno
qui:
i barracuda o le signore o
gli adoratori
di idoli.

giù in città
sono tutti ubriachi e in preda al panico
passano col rosso
si spaccano la testa
in onore della nascita
di Cristo. proprio carino.

presto finirò questo drink al
rum portoricano.
domani mattina vomiterò e
mi farò una doccia, ritornerò in macchina
all'una e mi farò un panino,
sarò nella mia stanza per le
2,
disteso sul letto,
aspettando che il telefono squilli,
senza rispondere,
la mia vacanza è
un'evasione, i miei ragionamenti
invece no.

Charles Bukowski

sabato 1 dicembre 2012

Il mio cammino fino a te

Fu lungo il mio cammino fino a te,
la vita intera quasi ti cercai
per serpeggianti avidi incontri
con altri, e tu non venivi.

E fino a dove si apriva il tuo sguardo,
ombre attraversai e rumori sordi,
ma trapelava da me soltanto
purezza di suoni - per amor tuo.

Ogni carezza io piansi,
prima che fosse nata io la difesi,
e il nostro futuro incontro custodivo
con pazienza nel mio petto.

Fu lungo il mio cammino fino a te,
immensamente lungo, e quando tu davvero
finalmente davanti a me sei apparso,
ho riconosciuto te, ma me stessa a stento.

Immensi spazi avevo in me raccolto,
sconfinati aromi, timbri e desideri,
abbracciavo ormai uno spazio così vasto
che accanto a me dovevi fermarti.

Fu lungo il mio cammino fino a te,
e ci ha unito per un incontro breve,
sapendolo... di nuovo sceglierei
questo lungo cammino fino a te.

Blaga Dimitrova

- piccola, molesta incursione nella mia vita privata - mi permetto indegnamente di saccheggiare questi versi "donandoli" ad una persona rivista dopo molto tempo la scorsa notte in un contesto abbastanza squallido - entrambi tristi e cupi, abbiamo entrambi - non so ancora in che modalità e con quale stregoneria, illuminato qualcosa, il mondo intero forse. Grazie -

lunedì 26 novembre 2012

A cosa mi è servito

A cosa mi è servito
correre per tutto il mondo,
trascinare, di città in città, un amore
che pesava più di mille valige;
mostrare
a mille uomini il tuo nome
scritto in mille alfabeti
e un immagine del tuo volto
che io giudicavo felice?
A cosa mi è servito
respingere questi mille uomini,
e gli altri mille
che fecero di tutto perchè mi fermassi,
mille volte pettinando
le pieghe del mio vestito
stanca di viaggi,
o dicendo il tuo nome
così bello in mille lingue
che io mai avrei compreso?
Perchè era solo dietro a te
che correvo il mondo,
era con la tua voce
nelle mie orecchie
che io trascinavo il fardello
dell'amore di città in città,
il tuo volto nei miei occhi
durante tutto il viaggio,
ma tu partivi sempre la sera
prima del mio arrivo.

Maria do Rosàrio Pedreira

domenica 18 novembre 2012

per Al

non preoccuparti delle poesie respinte, compà,
anche le mie sono state respinte.

qualche volta fai l'errore di scegliere
la poesia sbagliata
più spesso io faccio l'errore di
scriverla.

in ogni corsa trovo un cavallo che mi piace
anche se quello
che fissa le quotazioni del mattino

lo dà 30 a uno..

comincio a pensare alla morte sempre
più spesso

senilità

stampelle

poltrone

scrivere poesie pompose con una
penna che perde

quando le ragazzine con bocche
da barracuda
corpi come alberi di limone
corpi come nuvole
corpi come il bagliore dei lampi
smetteranno di bussare alla mia porta.

non preoccuparti delle poesie respinte, compà.

ho fumato 25 sigarette stanotte
e lo sai come va con la birra.

il telefono è squillato una sola volta:
avevano sbagliato numero.

Charles Bukowski

lunedì 12 novembre 2012

A te - fra cento anni

A te, che dovevi esser nato
un secolo dopo, quando avrò ripreso fiato -
dal sottosuolo, come un condannato a morte,
       con la mia mano - scriverò:

Amico! Non cercarmi! Altra moda!
Di me non si ricordano nemmeno i vegliardi.
Con la mia bocca non ci si tocca! Oltre le acque del Lete
        protendo due mani.

Come due roghi io vedo i tuoi occhi,
fiammeggianti verso di me, nella tomba, nell'inferno.
Quella, vedenti, che non muove neanche una mano,
        morta cento anni fa.

Con me, nella mano, quasi una manciata di polvere:
le mie poesie! Vedo: al vento
tu cerchi la casa dove io sono nata - oppure
        in cui morirò.

Le donne che ti vengono incontro, quelle, le vive, le felici -
io sono fiera di come le guardi, e colgo le parole:
"Assembramento d' usurpatrici! Siete tutte morte voi!
       Lei sola è viva!

Io l'ho servita, in volonontario servizio,
tutti i segreti conoscevo, tutto il fondaco dei suoi anelli!
Saccheggiatrici di defunte! Questi anelli
      sono rubati a lei!"

Oh, i miei cento anelli! Mi si tirano le vene,
per la prima volta mi pento
che tanti a destra e a manca ne ho regalati -
       non ti avevo aspettato!

E ancora mi fa tristezza che in questa sera
d'oggi così lungamente io sia andata dietro
al sole che tramontava - e incontro
     a te: attraverso cento anni.

Scommetto che tu scagli una maledizione
ai miei amici, verso la caligine delle tombe:
"Tutti la lodavate! Ma un abito rosa

     nessuno le ha regalato!

Chi era più disinteressato?!" No, io la cupida!
Già che non mi ucciderai, non c'è avidità da nascondere,
che a tutti io chiedevo le lettere
       per baciarle di notte.

Dirlo?! Lo dirò! Il non essere è una convenzione.
Tu per me adesso sei il più appassionato degli ospiti
e tu rifiuterai la perla di tutte le amanti
     in nome di quella - delle ossa.

Marina Ivanovna Cvetaeva
1919

martedì 30 ottobre 2012

All' amato se stesso dedica queste righe l' autore

Quattro.
Pesanti come un colpo.
A Cesare ciò che è di Cesare - a Dio ciò che è di Dio.

Ma uno
come me
dove potrà ficcarsi?
Dove mi si è apprestata una tana?

S' io fossi
piccolo
come il Grande Oceano -
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde,
con l' alta marea carezzando la luna.
Dove trovare un' amata
uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!

Oh, s' io fossi povero!
Come un miliardario!
Ma che cos' è il denaro per l' anima?
Un ladro insaziabile si annida in essa.
All' orda sfrenata dei miei desideri
non basta l' oro di tutte le Californie.

S' io fossi balbuziente
come Dante
o Petrarca!
Accendere l' anima per una sola!
Ordinarle con i versi di struggersi in cenere!
E le parole
e il mio amore -
sarebbero un arco di trionfo:
Pomposamente,
senza lasciar traccia, vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.

Oh, s' io fossi
silenzioso
come il tuono, -
gemerei,
stringendo con un brivido il decrepito eremo terrestre.
Se urlerò a squarciagola
con la mia voce immensa
le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.

Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti -
se io fossi
appannato
come il sole!
Ma che bisogno ho io
di abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra!

Morirò,
trascinando con me il mio amore immenso.
In quali notti
quali malattie,
da quali Golia fui generato -
così grande
e così inutile?

Vladimir V. Majakovskij
1916

 - All' odiata se stessa nella sera del suo compleanno -

sabato 27 ottobre 2012

qualcosa

mi sono finiti i fiammiferi.
le molle del divano
sono rotte.
mi hanno rubato il baule.
mi hanno rubato il ritratto a olio di
due occhi rosa.
la macchina si è rotta.
le anguille si arrampicano sui muri del bagno.
il mio amore è distrutto.
ma la Borsa oggi
è salita.

Charles Bukowski