martedì 30 ottobre 2012

All' amato se stesso dedica queste righe l' autore

Quattro.
Pesanti come un colpo.
A Cesare ciò che è di Cesare - a Dio ciò che è di Dio.

Ma uno
come me
dove potrà ficcarsi?
Dove mi si è apprestata una tana?

S' io fossi
piccolo
come il Grande Oceano -
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde,
con l' alta marea carezzando la luna.
Dove trovare un' amata
uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!

Oh, s' io fossi povero!
Come un miliardario!
Ma che cos' è il denaro per l' anima?
Un ladro insaziabile si annida in essa.
All' orda sfrenata dei miei desideri
non basta l' oro di tutte le Californie.

S' io fossi balbuziente
come Dante
o Petrarca!
Accendere l' anima per una sola!
Ordinarle con i versi di struggersi in cenere!
E le parole
e il mio amore -
sarebbero un arco di trionfo:
Pomposamente,
senza lasciar traccia, vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.

Oh, s' io fossi
silenzioso
come il tuono, -
gemerei,
stringendo con un brivido il decrepito eremo terrestre.
Se urlerò a squarciagola
con la mia voce immensa
le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.

Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti -
se io fossi
appannato
come il sole!
Ma che bisogno ho io
di abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra!

Morirò,
trascinando con me il mio amore immenso.
In quali notti
quali malattie,
da quali Golia fui generato -
così grande
e così inutile?

Vladimir V. Majakovskij
1916

 - All' odiata se stessa nella sera del suo compleanno -

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